domenica 8 novembre 2009

Il mistero del COP15 - Post 6

Dal 7 al 18 dicembre, a Copenhagen, si terra' un lungo vertice (COP15) fra 192 paesi del mondo con piu' di 15.000 delegati e svariate ore di colloqui fra le parti in causa. Scopo del vertice e' il riesame degli accordi sulla protezione dell'ambiente che furono presi a Kyoto nel 1997 e che furono ampiamente disattesi dalle nazioni maggiormente responsabili dell'inquinamento. In particolare, il nodo cruciale sara' quello di trovare un accordo sulla riduzione delle emissioni di CO2 e di altri "gas serra" che provocano il riscaldamento globale. A quanto pare, i grandi della terra hanno appena realizzato che l'atmosfera del nostro pianeta rischia seriamente di imbottirsi di gas inquinanti in quantita' tale da provocare danni irreversibili al nostro ecosistema; ergo, hanno deciso di porre rimedio prima che sia troppo tardi. Si spera che al meeting di Copenhagen le nazioni siano in grado di produrre un accordo che soddisfi tutti sui tagli alle emissioni entro un certo periodo di tempo.

I punti principali
Durante il meeting verranno discussi quattro punti di rilevanza globale. Primo: la realizzazione di un accordo generale vincolante dal punto di vista legale che metta d'accordo tutti e che prevede l'impegno delle nazioni piu' inquinanti ad effettivamente ridurre le loro emissioni. Secondo: l'identificazione di nuovi target per le nazioni piu' industrializzate atte a diminuire le emissioni di CO2. Terzo: l'identificazione di nuovi target per i paesi piu' poveri e in via di sviluppo (Cina e India sono fra questi ma vi si annoverano anche gli emergenti del sud-est asiatico, del sud-america e dell'africa). Quarto: la ricerca di un accordo sul finanziamento da elargire ai paesi poveri per far si che raggiungano i propri obiettivi.

Nessuno nega che, almeno in teoria, questo nuovo trattato ambientale possa essere conveniente per tutti e l'idea che, una volta aderito, bisogna rispettarlo per legge da' piu' garanzie che gli stati piu' inquinanti (USA, Canada, Europa) lo rispettino senza sotterfugi. Ultimamente abbiamo anche sentito illustri e autorevoli politici come Brown e Obama dichiarare che bisogna darsi da fare per stipulare un nuovo accordo ambientale perche' la terra rischia di avvicinarsi all'orlo della catastrofe. Queste dichiarazioni sono state accolte con moderato ottimismo da parte delle associazioni ambientaliste. Le premesse ci sono dunque tutte per il raggiungimento di un accordo multilaterale sulla riduzione delle emissioni di gas industriale.

Dov'e' la fregatura?
Ma allora, cosa c'e' che non va in questo accordo? Quello che non torna e' il quarto punto sopra citato. In relazione alla riuscita del piano di riduzione della CO2 e' neccessario che i paesi meno industrializzati si dotino delle necessarie tecnologie e attrezzature per diminuire le proprie emissioni. Per fare cio', i grandi propongono una generosissima donazione di circa 100 miliardi di euro all'anno a questi paesi. Il 30 ottobre scorso, c'e' stato un Summit Europeo dei capi di governo (quello a cui Berlusconi non ando' per via della scarlattina, sostituito da Frattini) dove si e' deciso che il contributo europeo ai paesi in via di sviluppo sara' fra 22 e 50 miliardi di euro! All'inizio il contributo per nazione sara' volontario, dopo sara' stabilito per legge da un'apposito gruppo di lavoro europeo e, vista la recente approvazione del Trattato di Lisbona, non vi e' dubbio che questa legge arrivera' piuttosto in fretta. Quando lo fara', la decisione sara' esecutiva e vincolante per i paesi membri - questi pagheranno una parte di quei miliardi in proporzione alla propria ricchezza, grandezza territoriale, etc. (la proposta iniziale era una democraticissima divisione "alla romana" dove ogni stato, indipendentemente dai propri mezzi, pagava la stessa quota: questa e' stata bocciata dai paesi piu' poveri della UE proprio durante il Summit).

E allora, cerchiamo di ricapitolare. I paesi poveri sono da secoli martoriati da guerre e fame e da un debito monetario col mondo industrializzato che e' altissimo. Anni e anni di appelli alla riduzione o cancellazione del debito e di un aiuto concreto a questi paesi sono sempre caduti nel vuoto e adesso, improvvisamente, si trovano 100 miliardi di euro in piena recessione per aiutarli a diminuire le loro emissioni al carbone che, immagino, non debbano essere piu' alte di quelle di USA o Europa. Nel frattempo, lo sviluppo di energie rinnovabili nei nostri paesi resta un miraggio; perche' non usare quei finanziamenti per ridurre le nostre emissioni? Ma soprattutto, come mai le grandi nazioni, che se ne sono sempre fregate dell'ambiente perche' l'economia e la produttivita' viene prima di tutto, adesso all'unisono dichiarano grande preoccupazione e partecipazione alle tematiche ambientali? A questo si aggiunge l'accordo che i paesi ricchi, qualora non riescano a ridurre le emissioni (si parla di un affascinante quanto improbabile 25-40%), possano comprare quote di "aria pulita" dalle nazioni che inquinano di meno o per niente. Alcuni punti del trattato, inoltre, garantiscono agli USA un margine di inquinamento piu' ampio, il che significa che le misure saranno meno restrittive.
La fregatura sarebbe completa se solo si venisse a sapere quale sia realmente la causa del riscaldamento globale, l'emissione dei gas da attivita' umane o il normale ciclo orbito-assiale del pianeta. Ci sono molti scienziati che sono piuttosto scettici su come certi dati vengono raccolti e come i risultati vengono presentati. Non mi stupirei se quello che io stesso ho insegnato nelle scuole per otto anni fosse tutto falso...


Una possibile spiegazione
Premettendo che tutto e' ancora in alto mare e che, a quanto pare, un accordo definitivo non si potra' raggiungere a Copenhagen, azzarderei una possibile spiegazione. Nell'ottica della legge del guadagno totale a ogni costo da parte dela solita elite del potere, si e' pensato a questo marchingegno di "aiutini ambientali" per dirottare un quantitativo colossale di soldi dai paesi ricchi alle tasche dei soliti banchieri, finanzieri e corporations varie che, guarda caso offriranno ai paesi in via di sviluppo le loro tecnologie e conoscenze per far si che in quei paesi si costruiscano centrali solari, eoliche, etc. (probabilmente costosissime, obsolete e inutili) in modo che i questi paesi i soldi li vedano solo transitare dalle loro parti senza in realta' usarne nulla. Il Trattato di Lisbona fara' in modo che una volta che l'accordo sara' stipulato nessuno stato europeo potra' sottrarsi al pagamento di una cifra uguale ad una mini-finanziaria. Alcuni commentatori, come l'esperto ambientalista Lord Monckton, pensano che il COP15 sia un "cavallo di troia" che reca in grembo le basi per il lancio di un governo mondiale i cui componenti, non-eletti direttamente dal popolo, prenderanno decisioni non proprio nell'interesse dei cittadini. Ma questi sono solo pensieri impossibili da complottista malato... Non resta che attendere il meeting di Copenhagen e vedere che succede; se gli stati troveranno un accordo finale, allora ci sara' di che divertirsi.

Per saperne di piu' (tutto in inglese, non ho trovato fonti italiane):
-The Guardian - Copenhagen climate change conference 2009
-BBC News - The Copenhagen climate summit
-Video intervista a Lord Monckton

2 commenti:

  1. Fai un gran lavoro in questo blog. Parli di molte cose e approfondisci tutto. Sono contento, passerò per leggere diverse cose. Ciao

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  2. Grazie per l'apprezzamento, messier. A presto.

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